BARBERSHOP di Atticus
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil BARBERSHOP di Atticus

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L’AMBARADAN

Se posso dire, a me le pesche piacciono un sacco. E se non è un’aggravante, aggiungerei che mi son sempre piaciute. Anche in tempi non sospetti, se è per quello. Mi piacciono perché sono dolci e un po’ asprigne. Come la vita, se la prendi bene. Però nessuno me l’ha mai regalate, soprattutto per fare la pace. Il che non mi dispiacerebbe perché il carattere è quello che è e dalla bocca tante volte escono parole che non penso o che penso sbagliando certissimamente, con gli inevitabili strascichi: litigate, porte sbattute, ciao ciao, eccetera eccetera. E allora una pesca, ma anche un libro, un fiore o una matita (siamo scritti a matita, in fondo, ha scritto qualcuno) può essere un pensiero dolce e anche utile, di leggerezza e di incontro per magari riannodare qualcosa che si è sfilacciato col tempo. Senza obblighi per nessuno, ci mancherebbe. Certo, se mi danno una pesca dicendo che è un regalo da parte di una certa persona e invece è un trucco bell’e buono allora… Allora va bene lo stesso, se la bugiarda è mia figlia e vuole genitori un po’ più vicini, meno polemici e pungenti. Convivere serenamente, si sa, mica è facile e non si cambia la testa o il carattere o addirittura la società – se è quello il problema – da un giorno all’altro. E una pesca non può fare miracoli - nemmeno la Nutella, se è per quello, anche se in quel caso ci si passa sopra - ma è un bel regalo, anche un po’ spiazzante, quasi geniale nella sua modestia, mica è una vacanza alle Maldive o un anello con brillante, donati quelli sì per fuorviare. Ed è il pensiero che conta: non si diceva così una volta? Ma quella bimba lì, ha detto qualcuno scomodando i massimi sistemi – in evidente combutta con quelli che hanno fatto lo spot di Esselunga e i padroni stessi che l’hanno finanziato - inneggiano alla famiglia tradizionale volendo colpevolizzare e  abbattere le conquiste delle donne facendo saltare emancipazione, libertà, divorzio e via di seguito. Davvero quella carognetta con gli occhi malinconici e tutti i suoi padrini volevano fare questo ambaradan? Col trucchetto della pesca vorrebbero ricacciarci in un angolo e riprendersi tutto quello che con gran fatica la storia e la democrazia hanno fin qui permesso? Non so voi, ma la cosa m’era sfuggita. Sarà che le pubblicità mi attirano poco. Men che meno quelle furbette tipo Mulino bianco o  persone oltre le cose, che sono ambientate in famiglie o supermercati fuori dalla realtà. Quella della pesca, invece, per sua sfortuna (o fortuna massima), ha colpito persino il primo ministro: ben scritta, ben fatta, ben recitata. La pesca, naturalmente, non va confusa con la mela di biblica memoria (ci portò malissimo, se ricordate) e, per quello che me ne capisco, è solo un pretesto per far vedere – attraverso il gioco complicato delle relazioni così come sono oggi - quanto son belli e buoni i prodotti di Esselunga. E come possano, volendo – come altri miliardi di cose -  servire a ritrovarsi, ascoltarsi e parlarsi. Senza impegno, ci mancherebbe. Aiutano persino – sempre se si vuole - a dire bugie a fin di bene. Dovremmo, invece, sgridare la bambina perché è bugiarda e conservatrice e chiaramente ostile al progresso? Se qualcuno  pensa così è, evidentemente, più intelligente e profondo della media. Forse anche della maggioranza degli italiani. E non vede, purtroppo – se vogliamo dirla tutta - il vero, indiscutibile e gigantesco problema con cui tutti dovremmo davvero confrontarci: perché mai le pesche - alla faccia di Esselunga, dei mass media e delle ideologie tutte quante - non sono più, nemmeno lontanamente, quelle di una volta?

PS A scanso di equivoci, frutta e verdura si comprano meglio al mercato. Dando un occhio più ai cartellini che agli spot.