BARBERSHOP di Atticus
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil BARBERSHOP di Atticus

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A VOLTE

A volte succede e non ci puoi fare niente. Le lacrime scendono e non si fermano. Succede perché è mancato uno dei tuoi, un amico caro o magari un personaggio pubblico che hai amato per un motivo o per l’altro. E’ il caso di Andrea Purgatori, il grande giornalista de La7 deceduto il 19 luglio per un tumore polmonare inoperabile, diagnosticato a aprile. A volte le lacrime sono miste a rabbia, per un motivo o per l’altro: i famigliari di Purgatori, per esempio, sospettano che vi sia stato un errore diagnostico da parte dei radiologi che hanno visto metastasi alle meningi dove forse non c’erano, causando scelte terapeutiche forse inadeguate. Per questo si sono rivolti alla magistratura che dovrà chiarire le responsabilità mediche, sulla base delle cartelle cliniche, degli interrogatori e dell’autopsia. Quest’ultima è già stata eseguita e perciò si sono potuti allestire il funerale e prima ancora la camera ardente. Proprio qui, a volte, si vedono cose strane: sul feretro di Purgatori, per esempio, i famigliari hanno collocato una sua foto significativa con l’amato sigaro cubano tra le labbra. Il fumo è la causa più probabile del tumore che ha portato a morte il giornalista, eppure la foto scelta è quella, non un’altra. Perché l’hanno fatto? Per rispetto del famigliare, del suo stile di vita, della sua visione del mondo? Non lo sapremo mai. Ma di fatto quasi sempre, non a volte, c’è una strana indulgenza verso il fumo che pure causa ogni anno, con matematica puntualità, un numero impressionante di morti e invalidi, peggio del Covid (e, fra l’altro, spesso i morti di Covid erano fumatori). Se ne può parlare solo a volte: negli ospedali, nei congressi, in qualche aula parlamentare dove però, poi, se ne dimenticano, finanziando la coltivazione del tabacco (come avviene nell’Unione Europea), ma non l’educazione alla salute nelle scuole, chissà come mai. Non se ne può parlare mai ai funerali, naturalmente, nemmeno farne un accenno, perché sarebbe fuori luogo e francamente sgradevole: tutti preferiscono piangere il defunto, ricordandone i meriti, a volte  lamentando questa o quella pecca del SSN, nient’altro. Se, invece, la diagnosi di tumore è stata appena formulata, dire qualcosa contro il vizio del fumo è – così si pensa - tardivo e inutile: ora occorre concentrarsi sulle terapie sperando negli ultimi ritrovati, a volte i più efficaci di sempre, forse miracolosi, Dio lo volesse. E quando invece uno fuma, ma è ancora in splendida salute  e proprio per questo non crede a tutte le fregnacce che si dicono sul catrame delle sigarette e sul numero dei morti conseguenti, cosa gli si può dire? A volte ci provi ad accennare qualcosina, ma fai la figura del menagramo e ti voltano le spalle o ti mandano a farti friggere. No, nemmeno in quel caso si può ragionare di rischi e di tumori evitabili. Si preferisce pensare che ammalarsi sia, da che mondo è mondo, una faccenda di sfiga, tutto lì. Il padre della mia ragazza non è morto di tumore polmonare pur non avendo mai toccato una sigaretta in vita sua? E quel vecchietto che da sempre se ne fuma almeno trenta al giorno come si spiega che sta meglio di tutti noi messi insieme? E’ sempre una lotteria, alla fine e parlare male del fumo risulta antipopolare e irritante. Così finisce, a volte, che ti irriti anche tu: conosci le statistiche, sai gli enormi interessi economici che ruotano intorno al tabacco e derivati, verifichi ogni giorno l’ipocrisia dei politici che piangono i morti ma preferiscono finanziare cure costosissime (nei malati inoperabili funzionano solo a certe condizioni e per poco tempo) e non la prevenzione. Ti cadono letteralmente le braccia, a volte, perché sembri il giapponese in armi nell’isoletta sperduta del Pacifico mentre la guerra è già finita e persa. Ma è davvero così? A volte pensi che una bella inchiesta sul fumo il fumatore Purgatori sarebbe stato capace di farla, bravo com’era, dando voce alla scienza e a tutti gli altri, senza bugie o aggiustamenti, come per Ustica o il caso Orlandi. Solo che ora è tardi, purtroppo. Le lacrime scendano pure a lenire in parte il dolore personale. La foto di Purgatori col sigaro resti pure dov’è e anche l’inchiesta della magistratura faccia il suo corso, ci mancherebbe. Ma se, alla fine, alla domanda “di chi è la colpa?” si rispondesse “ce l’hanno tizio e caio”, si tratterebbe comunque di una verità incompleta. Per quanti errori possano aver fatto, tizio e caio, è assai improbabile che i sigari li abbiano reclamizzati, venduti e accesi, per colpa o imperizia, proprio loro.