BARBERSHOP di Atticus
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil BARBERSHOP di Atticus

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COME STA IL VOLONTARIATO?

Mentre noi del CoL eravamo tutti presi (giustamente) dai preparativi per festeggiare il nostro ventesimo compleanno l’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) presentava a Roma i primi dati del suo secondo Censimento Permanente delle Istituzioni Non Profit in Italia. In pratica la fotografia più dettagliata dello stato di salute del Terzo Settore, elaborata su un terzo circa degli oltre 360 mila Enti registrati (anche il CoL ha partecipato) e che sarà completata entro fine anno. Non se n’è parlato molto in giro ed è un grande peccato perché i numeri resi noti sono piuttosto preoccupanti e andrebbero attentamente valutati, se è vero che il Terzo Settore svolge in Italia un ruolo fondamentale dal punto di vista sociale e economico. Cosa dice di così importante questo rapporto? Dice che negli ultimi 5 anni i volontari in Italia sono passati, all’incirca, da 5.6 a 4.6 milioni: un crollo che sfiora il 16%. E’ vero che il numero dei dipendenti è leggermente cresciuto così come il numero delle associazioni, ma è una magra consolazione. Per di più il numero dei volontari è distribuito in modo assai disuguale prevalendo al Nord e al Centro della Penisola, mentre a Sud resta sotto un misero 20%. Cresce finalmente nel mondo non profit la digitalizzazione, ma in modo disomogeneo e con competenze e interessi ancora limitati. Sta crescendo, infine, positivamente il rapporto con gli Enti istituzionali e col mondo profit da cui possono venire contributi e collaborazioni preziose, purchè gestite in modo intelligente e responsabile, si vedrà. Tra i pochi commenti su questi dati vanno segnalati soprattutto quelli degli Organismi che rappresentano e supportano il Terzo Settore, peccato però che la riflessione sia rimasta un po’ troppo in superficie. In particolare per quasi tutti la colpa di questa situazione è imputabile al Covid e alla crisi economica. Il che è verissimo, sia chiaro, ma che l’economia abbia alti e bassi lo sappiamo da un bel po’ e quanto alla pandemia meglio sarebbe ammettere che ha solo aggravato processi “involutivi” che sono in atto da anni. Essi riguardano la scuola e l’educazione (sempre meno finanziata in Italia), la famiglia (in evidente difficoltà strutturale), la cultura (dove si fa poco e in ordine sparso) e quel fenomeno incontrollabile che è il consumismo (da tempo ha perso ogni valore di emancipazione). Senza dimenticare la crisi demografica, da tutti ignorata o quasi (bassa natalità, invecchiamento crescente) e il venir meno dell’intermediazione sociale, dentro e fuori del mondo del lavoro (una volta calmierava i conflitti). Sono discorsi un po’ impegnativi, d’accordo, ma il risultato finale qual è? Che si sta riducendo sempre di più il senso e la cura della comunità e si allentano – con le dovute eccezioni - i legami sociali e le motivazioni che ci spingono a pensare e fare le cose insieme. In conclusione, è di tutto questo che soffre il volontariato - questo è il punto-  ma resta pur sempre una potente medicina perché sa – quando è coinvolto e supportato - promuovere relazioni e socialità. Per questo ha ragione Gulliver a sottolineare la magia delle feste che riescono bene grazie al coinvolgimento di tanti. Si tratta ora di andare avanti così. Non dobbiamo girare pagina, accidenti, ma andare in giro noi, malgrado tutte le crisi di questo mondo. Quanti amici e quante occasioni rischiamo di perdere, se no?