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PER QUESTO MARE E PER GLI ALTRI
Mi hanno colpito le parole del pescatore che ci ha provato in tutti i modi a salvare i disperati in fuga dal fuoco di Siria e Afghanistan. Mi hanno colpito anche quelle del sommozzatore, che in acqua si è buttato mille volte per fare tanto, ma non tutto quanto sarebbe stato possibile se si fosse buttata a mare la burocrazia con tutte le sue regole vecchie e nuove: un racconto fatto soprattutto di grande misura e lunghe pause. Mi hanno colpito le bambole e i giochini banali dispersi anche loro sulla sabbia in disordine. Mi hanno colpito quei pochi giornalisti che al racconto maniacale di dettagli non necessari hanno preferito raccontare la pietà di gente semplice che ha pianto in chiesa quei morti come fossero suoi. Mi ha colpito papa Francesco che ancora supplica Dio affinché ci dia l’intelligenza di capire e di piangere per questo mare e per tutti gli altri. Ma mi ha colpito anche la leggerezza di chi di fronte a tragedie immani si ostina, per carenza di idee o di sentimenti, a guardare il dito dimenticando la luna: gli scafisti (veri criminali, ma ben supportati) anziché la disperazione (dalle molte cause) del Medio Oriente. Se il nostro tema qui non fossero i fili che legano persone e cose, ma l’anima, come il mese scorso, verrebbe da chiedersi se ce n’è di più in fondo al mare che in fondo al cuore di tanti. Ma qui oggi meglio raccontare solo i migliori o quelli umanamente normali, gli altri ci danno solo tristezza. Per loro il silenzio basta e avanza.