INTORNO A NOI di Gulliver
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil INTORNO A NOI di Gulliver

INTORNO A NOI di Gulliver

QUELLO CHE CONTA

Anima è una parola bellissima. Ha una storia lunga e ce la portiamo dietro dall’infanzia, dal catechismo, se ci pensate. Per la verità se la inventò il grande filosofo greco Platone per risolvere il problema della conoscenza universale (proprio grazie all’anima la verità è conoscibile). Ma fu ben più tardi Agostino d’Ippona a introdurre l’anima nel Cristianesimo allo scopo di risolvere un problema diverso e ben più grande, quello della salvezza a cui sola può aspirare un’anima immortale e linda, che affianca e nobilita il corpo dai troppi difetti. Di quest’anima oggi si occupano in pochissimi, per lo più la domenica, mentre a parlarne spesso – eccetto psicologi e filosofi che, occupandosi di psiche e metafisica, meritano un discorso a parte – restano solo i commercianti (la pubblicità è in fondo l’anima del commercio), i poeti (i loro versi, ahimè, emozionano tanto ma vendono poco) e soprattutto i cantanti di musica leggera, vedi Sanremo. Dentro alla cultura pop l’anima diventa finalmente per tutti sinonimo di interiorità, sentimento, vita, forza, riferendosi alla parte di noi che non si vede, ma c’è ed è decisiva. Con un trucchetto, in fondo,  si rende materiale e trattabile, almeno a parole, ciò che è sfuggente, intuibile solo a sprazzi, non sempre impeccabile, si sa. Forse è anche da lì e da chissà cos’altro che nel linguaggio corrente rubiamo certi significati. Se la bella di turno sarà anche bella, ma è senz’anima (vedi Cocciante), figurarsi la politica, il commercio, le leggi. E quelli che gli cercarono l’anima a forza di botte (vedi De Andrè) cosa volevano sul serio da quel disgraziato? E quelli che si rodono l’anima per raggiungere chissà che oppure ti mandano a dar dell’anima per una bazzecola? Gli usi possibili – più o meno retorici e efficaci - non si contano, anche in campo oncologico. La Giornata Mondiale contro il Cancro, per esempio, che si è celebrata il 4 febbraio, promossa senza alcuna animazione dall’UICC (Unione Internazionale contro il cancro), al di là di slogan e immagini un po’ così - manco un’arancia o un’azalea, per dire - ce l’ha un’anima? E da quale spirito sono animati quelli che usano ancora il linguaggio bellicoso quando parlano di cancro, “sfoderando” (è proprio il caso di dirlo) guerra, lotta, armi, combattere, annientare, distruggere? Non ci sono parole diverse, diversamente animate, per prendersi cura non del cancro, ma dei malati che sul campo di  battaglia l’anima spesso ancora la perdono? Sembra di no. Anche i più bravi e generosi, quelli che raccolgono più fondi per la ricerca e la lotta, appunto, usano quel linguaggio lì. Sarà pigrizia? Poca fantasia? Intenzioni e strategie potremmo capirle meglio, forse, sapendo guardare in fondo all’anima (vedi Battisti), ma a quella – anche in oncologia - puoi solo avvicinarti e si vede poco: troppo marketing?  Vabbè, come avrete capito l’anima (e un pizzico d’ironia) m’ha preso la mano. Però, scherzi a parte,  su una cosa non ci sono dubbi: quando stringi la mano a chi fa volontariato al CoL o altrove, giovane o vecchio che sia, non importa se più simpatico o meno, una cosa la capisci subito: un’anima, qualunque cosa voglia dire, ce l’ha eccome. E non è esattamente questo, alla fin fine, quello che conta?