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LA MANO E IL BULLONE
Già dalle elementari, ogni volta che passo sopra o sotto un ponte mi succede la stessa cosa: mi chiedo come fa a reggersi, come mai non crolla. Sfida le leggi della fisica o le rispetta tutte giudiziosamente, pilastro per pilastro, bullone per bullone? Leggendo i giornali dopo il tragico crollo del ponte a Campi ho capito quanto contano i progetti, le regole urbanistiche, la scelta e l’assemblaggio dei materiali, i controlli scrupolosi e ravvicinati, le raffinate tecnologie disponibili ed infine quanto contano i provvedimenti tempestivi che devono essere presi quando i rapporti e le relazioni dei tecnici- controllori (ancorchè pagati dai controllati) evidenziano logoramenti e cedimenti strutturali. Pur non essendo un muratore o un geometra, pur non potendo vantare alcun titolo di studio e nemmeno fatture saldate a mio favore per consulenze tecniche che non saprei fare, mi sono fatto, come tanti, due o tre domande riuscendo a scoraggiarmi e a pensare male. Leggendo, in particolare, i termini della concessione che da non molto era stata rinnovata tra Ministro dei Trasporti e Autostrade e che quest’ultima ha deciso di pubblicare battendo sul tempo il committente, mi sono chiesto con quale mano (la destra o la sinistra?) è stato possibile scrivere e sottoscrivere politicamente, economicamente e moralmente clausole così fuori logica e mercato, pericolose e persino osteggiate dall’Unione Europea? Cosa avrebbe fatto uno di noi che in tasca, magari, ha solo la tessera del CoL? Poiché i politici sono tutti impegnati non a fare chiarezza (spetterà alla Magistratura chissà quando), ma a battagliare tra loro, mentre i giornalisti si entusiasmano ad intervistarli senza nemmeno chiedere cos’hanno non dico nell’armadio, ma almeno nel borsello, le domande restano lì senza risposta. Come le macerie. Per essere credibili e affidabili servono, evidentemente, altri ingredienti, quelli che da un po’ sono franati nello scenario politico- sociale e che dovrebbero cementare non solo le relazioni istituzionali: l’onestà, la responsabilità, il senso del dovere o dello Stato, se preferite. Senza questi pilastri nessuna “architettura” può reggere: se non sai stringere una mano con onestà – questa è la verità - come lo stringerai un bullone? Si mollerà dopo quanto? Facendo quanto male?