INTORNO A NOI...di Gulliver
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil INTORNO A NOI...di Gulliver

INTORNO A NOI...di Gulliver

NADIA COME SEMPRE

 

“Noi malati di cancro siamo dei guerrieri, dei fighi pazzeschi”. Domenica sera 12 febbraio si è raccontata così, alla sua maniera, Nadia Toffa, ri tornando a Le Iene, la trasmissione di Italia 1. Con stile simpatico - un tantino “favoletta pop”, secondo alcuni - ha spiegato perché si è assentata due mesi dal video mettendo in ansia migliaia di fan e curiosi in ogni angolo d’Italia: all’improvviso si era scoperta un cancro e l’ha dovuto curare in fretta e furia con chirurgia, radio e chemioterapia. Con dignità ha detto molte cose Nadia: il dolore, le difficoltà, il bisogno di solitudine e poi quello di parlare senza bisogno di vergognarsi o scusarsi. Con le sue scarpe rosso brillante e la parrucca (dichiarata) in bella vista. Senza più sbeffeggiare la medicina ufficiale (come qualche volta aveva fatto, in passato,  approfittando dei cattivi esempi che non mancano mai in Sanità)  ha esortato a scegliere le sole cure efficaci, lasciando perdere i cialtroni e pseudo-guaritori che non si stancano di farneticare per gli ingenui e i disperati. Ha rivolto un pensiero di gratitudine  a Gabriella, la bimba di Taranto che le ha dato forza raccontandole come ha sofferto e poi vinto la leucemia. Su tutti i media tantissimi hanno espresso apprezzamento e commozione di fronte a questa coraggiosa dichiarazione che probabilmente ha aiutato l’oncologia italiana non meno del prof. Veronesi dei tempi d’oro. Non sono mancate però le voci dissonanti, più o meno critiche a proposito della pronta guarigione (due mesi solo: un miracolo?) e di certe espressioni o addirittura dell’atteggiamento complessivo un po’ troppo ottimista. In Italia è normale, normalissimo che questo accada: siamo un Paese dove tutti sono esperti di tutto, che ci vuoi fare? Forse, qualche volta, sarebbe meglio tenere la bocca chiusa: ascoltare e possibilmente imparare. Sono per fortuna sempre di più le persone che, come Nadia, desiderano raccontare l’esperienza della malattia, condividerla con altri per dare forza e farsi forza. Anche a noi del CoL piacerebbe riceverle  (e pubblicarle) queste storie (). Le paure, la solitudine, i fantasmi si possono così vincere meglio. Questa è una fase importante e va sostenuta in ogni modo. Col rispetto e a volte col silenzio, semplicemente.