INTORNO A NOI di Gulliver
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil INTORNO A NOI di Gulliver

INTORNO A NOI di Gulliver

CI VUOLE ORECCHIO

 

Come diventare vivi? Se lo chiede in un bel libro Giuseppe Montesano che nella vita – oltre a pubblicare romanzi e saggi appassionanti - insegna in un liceo. I ragazzi sono i principali destinatari del suo lavoro e dello stesso volumetto, ma i suoi ragionamenti possono funzionare per tutti quelli che hanno mente e curiosità da ragazzi. La ricetta di Montesano è semplice: per diventare vivi occorre diventare lettori… selvaggi, cioè liberi. Sono quelli che vogliono interrogare, comprendere e dialogare coi grandi scrittori e poeti i quali, raccontandoci storie, emozioni e sogni in un modo tutto loro, sono riusciti a raccontarci qualcosa della vita e di noi che spesso la realtà di ogni giorno non riesce a fare. I lettori selvaggi non amano le tiritere, il multitasking (fare mille cose simultaneamente pasticciandole) e quelle tecnologie social così sofisticate e abusate che di fatto allontanano le persone. Se la bella letteratura ci avvicina, il lettore selvaggio ne sa ascoltare le frasi, ma anche le immagini e i suoni che i grandi scrittori sanno produrre usando solo parole. Cosa c’entra tutto questo con la musica? C’entra perché lei per prima (e forse più di altre forme d’arte) può educare davvero all’ascolto che è, precisamente, l’arte di aprirsi agli altri: ci fa uscire fuori dal nostro piccolo, egoistico mondo per proiettarci in tanti altri, magari sconosciuti e lontani. Che però è bello scoprire, indagare, immaginare. Cosa può succedere allora? Che in questo modo la mente si allarga, i pensieri spaziano, le emozioni s’accendono e maturano. Gli esempi che Montesano porta sono tanti e appassionanti. Gli ascoltatori selvaggi, come i lettori selvaggi, diventano alla fine più socievoli e collaborativi, cioè più vivi, perché la grande musica, come la vita, è sempre un progetto d’insieme: è dalla diversità delle voci che si forma il suo fluire inarrestabile. Gli strumenti, allora – dice il nostro – sono tutti liberi e tutti legati tra loro, tutti capaci di ascoltare l’altra voce e tutti ascoltati a loro volta da ognuna delle altre voci, collaborando a dar vita all’insieme della musica. O se volete – questo l’aggiungo io - a dare musica all’insieme della vita. Il che si può fare, metaforicamente, in tanti modi anche senza conoscere una nota. Comunque sia, ci vuole orecchio, direbbe Enzo Iannacci: vuoi per stare al passo con la vita, vuoi  - come succede nel volontariato - per andare a tempo con chi suona o canta con noi.