ANCHE NOI

Un libro quando è bello è bello. Punto. Non nego che il contesto può fare la sua parte. Se sei su una spiaggia sarda di quattro chilometri, a due metri dal mare, una ventina di umani in tutto, beh la cosa gioca a favore e ti aiuta ad apprezzare la bella scrittura e la bella storia. Però Maurizio Maggiani – romanziere radicato nel Levante ligure, pluripremiato, ben noto anche per i suoi commenti pungenti sul Secolo XIX della domenica – scrive divinamente e il suo (per me) capolavoro “Il romanzo della Nazione” riesce a toccare tutte le emozioni che ti puoi immaginare e vivere. Su una spiaggia o in qualunque altro posto ti trovi. Non racconta come nasce una Nazione, impresa difficilissima (nessuno ancora c’è riuscito in Italia), specialmente se nel frattempo ti muore il padre che hai amato e accudito senza tante parole né carezze. Racconta le vite di tanta gente semplice e lavoratrice che una Nazione avrebbe potuto farla e non c’è riuscita per complicate ragioni e responsabilità. Maggiani racconta tante storie, della sua famiglia e non solo, della sua terra e del nostro Paese così grande e spesso così piccolo. Racconta in modo appassionato, fra l’altro, la storia dell’Arsenale Militare di La Spezia, cosa c’è stato dietro e dentro, con personaggi, dettagli e colori sorprendenti. Non si può riassumere un paesaggio narrativo così vasto e palpitante. Alla fine ti resta un senso di fierezza e di nostalgia per come, in anni non così remoti, tanti italiani così diversi hanno spinto avanti destini comuni e comuni avventure e speranze. Ecco, se dovessi spiegare nel modo più sintetico possibile cos’è questo libro, lo definirei il “libro del noi”, di quanto può essere bello sognare, lavorare e costruire insieme. Anche se è tutto così difficile e scivoloso da mettere sù, pietra su pietra, e fermarlo. Alla fine ho fatto la pace con Maggiani: ce l’avevo un po’ con lui per via di certi suoi commenti domenicali – per me a volte troppo altisonanti - sulle cose della politica e della cronaca nazionale. Chiuso questo libro mi sono convinto che lui la voce può alzarla. Anzi, magari impariamo ad alzarla anche noi.