LA METÀ PIENA di Atticus
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil LA METÀ PIENA di Atticus

LA METÀ PIENA di Atticus

GLI ORIZZONTI

Com’è il mondo visto da un dehor? Avete presenti quelle  accattivanti strutture (ora richiestissime) che permettono di consumare all’aperto e soprattutto in compagnia senza insopportabili limitazioni? Beh, stando lì sotto, come la vedi la realtà circostante? Oppure manco ti passa per l’anticamera del cervello l’idea di guardarti intorno, preso come sei con  beveroni dai colori fiammeggianti e stuzzichini tutto lardo? Se lo chiedeva l’altro giorno, finito il giro in corsia, un collega troppo serioso. Il quale aggiungeva poi: tutto lì? Bastava riaprire dehor e aperitivi per placare la rabbia accumulata e sentirsi liberi? Caro collega, scusa tanto, non è tutto lì e nemmeno conviene banalizzare le abitudini dei ragazzi. Quel che cercano, se permetti, non è solo l’alcool (che pure viaggia a barili nell’interesse di un’industria assai fiorente e nel disinteresse di tutti gli altri), ma la compagnia, l’appartenere a un gruppo, l’affermazione di un’identità. Il rito dell’aperitivo – come tanti altri riti di oggi – soddisfa alla fine dei bisogni che non hanno niente di banale. Semmai il problema è un altro: funziona bene andare così spesso da un dehor all’altro, da questo aperitivo a quello che segue? Piuttosto, il pasto vero e proprio quando arriva e cosa ci piacerebbe mangiare? Gli stuzzichini bastano? Per rispondere occorre far entrare in gioco, appunto, gli orizzonti del titolo: tutto dipende non tanto da quel che c’è intorno (la realtà, il lavoro, la scuola, i menù, i virus), ma da quello che hai dentro. Cos’hanno in testa (e nel cellulare) i nostri ragazzi, come vedono il mondo fuori o sotto i dehor che gli allestiamo da sempre, da che son nati, per proteggerli e non farli soffrire? Sembrano domande più sensate e chiamano in causa - chi l’avrebbe detto? - noi, cioè  gli adulti, le famiglie, la scuola, le altre agenzie educative che ruotano intorno: dai social media alla pubblicità (influencer compresi), dal mondo dello spettacolo a quello dell’editoria, dall’associazionismo ai videogiochi. Se i nostri ragazzi hanno sofferto l’isolamento, compresa la lontananza dai banchi di scuola, e ora riempiono i dehor quasi fossero piccoli paradisi dove ritrovarsi e curarsi reciprocamente con invenzioni magari di corto respiro, cosa conviene fare, a che porta bussare, quali orizzonti guardare? La o le risposte, per niente banali,  toccano a ciascuno di noi, com’è giusto. Dal mio limitatissimo punto di vista (o dehor, se preferite) non credo che abbiano sofferto troppo l’isolamento gli specializzandi che ci aiutano in corsia (non li ringrazieremo mai abbastanza) o i giovani volontari che portano la spesa o i medicinali a casa degli anziani o danno una mano nelle martoriate RSA. Se hai un orizzonte bello ampio, diciamo la verità, chi te lo può azzerare? Oppure rovinarti il sano aperitivo che ogni tanto, non disdegni pure tu, con gli specializzandi, sempre che loro non disdegnino te?