LA METÀ PIENA di Atticus
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil LA METÀ PIENA di Atticus

LA METÀ PIENA di Atticus

CIAK, SI GIRA!

Sempre con la testa tra le nuvole, annoiati, persino rabbiosi. Personaggi incorreggibili anche dopo la decima o la ventesima ondata. Tipi che si fanno i fatti propri senza la furbizia di pensare che il futuro è roba globale, mica da ballatoio. E poi alcool a fiumi e tabacco che dà gusto alla vita, finchè dura, dicono i numeri. Quello è il mood, lo stile. Sembra un film dell’orrore o un noir di serie B. Per una particina lì dentro pagherebbero oro, gli altri, giusto per apparire. La sceneggiatura è inventata di sana pianta, ovvio, ma sembra poco liberamente ispirata a fatti e persone reali. A guardare meglio, dev’essere un film di guerra o un western, perché sono tutti contro tutti (e contro tutto, s’intende), magari anche con buone ragioni, se nasci dalla parte sbagliata, perché no? Dalle immagini che vanno in sequenza si capisce che i personaggi si appassionano (come in certe storie di sociologi e psicologi un po’ strambi) principalmente per il loro ombelico e poco altro. Peccato perché se dedicassero (nel film, almeno) un po’ di attenzione a due o tre faccende interessanti potrebbero patir meno il mal di mare (il film potrebbe intitolarsi - se Shakespeare non la prende a male, nella tomba - La Tempesta). Ecco la parola-chiave per capire: attenzione. E’ quella che nella trama del film manca o scarseggia, è il miracolo a cui gli sceneggiatori non hanno pensato. Ecco perché i personaggi poco si affannano – eccetto alcune brevi scene secondarie – per ambiente, povertà, democrazia e violenza: problemi la cui soluzione darebbe una svolta alla trama di questo e di tutti gli altri film in cantiere, ma che richiederebbe trame, progetti e costi difficili da sopportare in questo ennesimo film di cassetta. L’alternativa potrebbe essere che i personaggi cominciano a darsi un tono occupandosi all’inizio di piccole cose. Il marciapiede sotto casa, ad esempio, potrebbe essere un contesto cinematografico perfetto (quanti film negli anni Cinquanta e Sessanta hanno fatto successo su temi così?): un microcosmo di sporcizia e squallore che nel suo piccolo può funzionare. E’ lì che i personaggi potrebbero piantarla una buona volta di gettare a terra stancamente, tipo Humphrey Bogart, i mozziconi di sigaretta (quelli che oggi Philip Morris, bontà sua, invita a depositare in eleganti raccoglitori), abbandonare materassi e lavatrici logorati e continuare a ignorare la differenziata nella convinzione (molto cinematografica) che non cambierà mai nulla, i politici, i ladri, i menefreghisti e pure gli altri personaggi. Finito il film (che più deprimente non si può) nella realtà conviene consolarsi prendendo esempio proprio dai tabaccai i quali, dal generale disinteresse, sembrano da poco volersi smarcare. Durante il recente lockdown, diversamente dalle librerie e dai musei, sono rimasti sempre aperti - per decisione del Governo e non di un regista satirico - dovendo garantire i servizi essenziali come, immagino, la vendita di sale, francobolli, cartoline oppure il pagamento delle bollette. Se ne son fatti vanto in una campagna pubblicitaria (genere Fantasy, se amate il cine) che avrà emozionato anche voi. Per cui mentre la pandemia – il più brutto film del Dopoguerra - toglieva (fuor di metafora) il respiro a un sacco di gente, nicotina e catrame, grazie a Dio, non sono mai mancati agli italiani. Miracolo vero e proprio, non c’è che dire, ma della serie “al contrario”. Per cui ne “I Dieci Comandamenti” - dove pure i miracoli abbondano – quello, francamente, non potreste trovarlo. Anche se la fantasia – come a me – vi prendesse la mano.