LA META’ PIENA di Atticus
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil LA META’ PIENA di Atticus

LA META’ PIENA di Atticus

IL CONTO

 

Credevamo di essere onnipotenti e onniscienti. Di essere inattaccabili e, comunque, imbattibili. Di poter fare a meno degli altri. Confortati da previsioni meteo (a chi interessano ora?), antibiotici e apericena. E invece - chi l’avrebbe detto? - questo sgorbio cinese, lontanissimo, trascurabile e sconosciuto, in un baleno ci ha cambiato la vita: morti, distanziamenti, sussidi. Com’è potuto accadere? Concentrazione sull’ombelico (il nostro), allergia allo studio, miopia: cosa ci ha portato a ignorare i segnali che qualche esperto aveva buffamente preannunciato? Quelli che s’intendono di epidemiologia, letalità e sudore ci faranno ancora ridere? Oppure - visto che già siamo tutti allenatori e poeti- diventeremo ora (laurea su Facebook) scienziati?

 

Molti dicono che dopo la pandemia il mondo non sarà più come prima. C’è da augurarselo. Qualche dubbio, però, può venire guardando alla storia recente. A quanto di terribile accadde dopo la Prima Guerra Mondiale. Alla Shoah di ieri e al razzismo di oggi in robusta ripresa, come niente fosse. Agli italiani che emigravano vestiti di stracci e oggi respingono i disperati d’ Africa e Siria. Comunque sia, conta poi molto sapere se il mondo cambierà dopo? Non sarebbe meglio sapere se -memoria permettendo- cambieremo noi, ciascuno di noi?

 

Se negli ultimi vent’anni l’evasione fiscale non fosse diventata in Italia (primi in Europa!) una voragine scandalosa provocando, per mancanza di risorse, tagli indiscriminati a personale, letti e strutture della Sanità Pubblica; se miopia o amnesia non avessero indebolito  sensi e sensibilità di tutti i partiti indistintamente; se la mania aziendalista non avesse infettato (peggio d’ un virus)  la gestione di ASL e ospedali; insomma se tutto questo non fosse successo, le Rianimazioni sarebbero state ugualmente sforbiciate, i famosi DPI sarebbero ugualmente introvabili e gli apparecchi di ventilazione ugualmente centellinati? Avremmo dovuto lo stesso chiamare la Protezione Civile o i medici per altro generosi di Cuba e Albania per salvare uno dei sistemi sanitari migliori (dicevano così) al mondo? Impareranno la lezione gli amministratori che, fino all’altro ieri, non dolorosamente, ma orgogliosamente tagliavano e venivano premiati e oggi piangono?

 

Qualcuno si stupisce, stranamente. Hanno lasciato aperte tutte le attività commerciali indispensabili, comprese le farmacie e (per forza di cose) le tabaccherie. Sono state chiuse invece tutte le attività non necessarie o facili all’assembramento, tipo le discoteche e (per forza di cose) le librerie, almeno fino a ieri. Ne consegue che il consumo di tabacco è cresciuto e quello dei libri, già ridicolo, s’è avvicinato allo zero. Perfetto. Ne consegue che la prevenzione - che non ha per oggetto solo le malattie acute da virus, o per strumento solo il vaccino- va a farsi friggere. Quando impareremo che è uno stile di vita, cioè una cultura non da orticello o una tantum, ma globale?

 

La condizione degli anziani in Italia da tempo è drammatica, nel disinteresse di troppi. Vivono a lungo (per fortuna, si dice), ma male. Sono tanti, fragili, dipendenti dall’aiuto di mani soprattutto straniere e tristemente soli.  Molto spesso muoiono così nelle Geriatrie e Medicine interne dove rappresentano la stragrande maggioranza dei ricoverati. Le famiglie - scombinate dai ritmi della modernità- spesso non riescono ad accudirli e si aspettano (interpretando male lo Stato Sociale) che a farlo siano altri: degenze, servizi sociali, RSA, volontariato. Tutto questo è solo accennato, in tempi di coronavirus, da giornali e tv. Si preferiscono le contingenti narrazioni strazianti minuto per minuto, i riflettori puntati sulla storia giusta al momento giusto. La verità però è più complicata e la retorica del momento (durerà?) non mette bene a fuoco da dove vengano inadeguatezze e ritardi. Prima o poi bisognerà domandarselo. E porci rimedio. In caso contrario, qualche lacrima teniamola nel cassetto (accanto ai doverosi applausi per i prossimi eroi) perché, prima o poi, andrà spesa anche quella.

 

Tutta la scena se l’è presa il virus. Si pensa, si parla e si scrive di lui, si riorganizzano sanità e economia per colpa sua. Anche medici e ricercatori si affannano cercando di capire perché faccia (com’è evidente) figli e figliastri e quale sia la sua fragilità (nessuno è imbattibile) e come sfruttarla. Se non che, ci sono tanti altri malati nel nostro Paese: tumori, ipertensione, diabete e infarti non si fermano. Si accede con fatica ai servizi perché laboratori, reparti, personale sono per forza convertiti (causa tagli di cui sopra) all’emergenza COVID-19. Insomma, ribalta e risorse se li prende il virus, ma quale sarà il prezzo di tutto questo? Finita prima o poi la febbre virale, chi farà il conto alla fine? E, soprattutto, chi lo pagherà?