LA META’ PIENA di Atticus
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil LA META’ PIENA di Atticus

LA META’ PIENA di Atticus

IL CUORE, OLTRE IL PONTE

Facciamo che il ponte sia lì, bell’e pronto, realizzato secondo la progettazione funzionale e esteticamente perfetta di Renzo Piano. Naturalmente non è così, perché i tempi della ricostruzione si sono dilatati così come le responsabilità e le complicazioni tecniche, non meno che politiche. E chi sa se il nuovo ponte sarà completato per la primavera prossima. Ma immaginiamo che pronto lo sia davvero e che il nastro tricolore sia tagliato come si conviene davanti al pubblico delle grandi occasioni, i ministri tutti in fila di chissà quale governo, il Cardinale benedicente, i giornalisti con fotografi e cameramen agitatissimi per immortalare lo storico evento e via di seguito. Visto che stiamo lavorando di fantasia, a questo punto potremmo anche permetterci la domanda antipatica: può bastare la tecnologia o sarebbe meglio – se non vogliamo altri crolli - andare oltre? Con la ricostruzione fatta di nuovi cavi e cemento, anche le coscienze e i comportamenti si sono magicamente aggiustati? Facciamo un passo indietro, ai giorni seguenti quel tragico 14 agosto di un anno fa.  Viene in mente la domanda che qualcuno si faceva: come cade un ponte? Per quali cause immediate e remote? Per quali scelte o apatie? Perché era costruito male, s’è visto. Perché non si facevano i controlli e la manutenzione, s’è dimostrato. Perché i politici e gli amministratori  pensavano ad altro, chiudendo un occhio e anche due su rapporti sgradevoli, prontamente occultati in cassetti inaccessibili e dimenticabili. Come no? Faldoni sempre più pesanti di verità stanno, effettivamente,  emergendo grazie al difficile lavoro di magistrati e esperti, riassunti poi nelle pagine (quelle interne) di cronaca. Tutto appurato, alla fine? Non proprio, perché - si diceva, allora - i ponti cadono anche per un’altra incuria, quella di una comunità che dà tutto per scontato e quella dei singoli che preferiscono dare sempre e solo la colpa agli altri. Anche quando, come sembra, le vibrazioni inquietanti del ponte malato si sentivano eccome e i calcinacci da tempo ti cadevano addosso, abitando o passando da quelle parti. E le domande e le denunce formali non si facevano o erano troppo deboli. Per questo ora che ci troviamo, nella nostra immaginazione, davanti al ponte luccicante e perfetto è giusto chiedersi – oltre ogni retorica – come proteggerlo concretamente, monitorarne la respirazione come di cosa viva e tenerlo in sicurezza. Si chiama, anche in architettura, prevenzione. In tutta onestà, volendo passare dalla fantasia alla realtà, dal prendere nota al prendersi cura, a chi conviene  dire – alla luce di questa e tante altre catastrofi – non è compito mio metterci il cuore?