INTORNO A NOI di Gulliver
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil INTORNO A NOI di Gulliver

INTORNO A NOI di Gulliver

HYDE & JEKYLL (E UN PIZZICO DI ZORRO)

 

Lunedì, 27 luglio h.9.30, via XX settembre

 

Non dovevo, so bene che non dovevo. Ma è stato più forte di me, non si dice così? E’ lunedì mattina, che bello! Recupero la guardia di ieri in ospedale, bighellonando in centro. Siamo tutti qui, troppi? La signora cinquantenne  mi cammina davanti. Ha la gonna plissettata, un po’ lucida, tipo seta o simili, morbidissima e svolazzante. Caschetto fintobiondo, ma elegante come l’abbronzatura e alla mano destra una banale sigaretta che porta ogni tot alla bocca per succhiarne un tot di catrame: non si dice così, lo so, ma così è. All’altezza dei portici decide di entrare in farmacia, ma prima, con superba indifferenza, getta a terra l’avanzo di Marlboro e lo schiaccia con la scarpetta, elegante pure quella, manco a dirlo. A quel punto avete presente il bel racconto di Stevenson dove l’amabile dott. Jekyll  beve la pozione diabolica  diventando una bestia di nome Hyde? Beh, qualcosa di simile succede anche a me che pure non ho bevuto una cispa, ma mi trasformo alla vista del  gesto balordo della signora. Così le dico che il suo è un gesto incivile e che nessuno, purtroppo, pulirà dove lei (e già tanti altri) hanno lordato. Lo dico alzando la voce, ma è più forte di me, sono mister Hyde. La signora sobbalza, mica se l’aspettava tutto quel casino per una cicca! Mentre tutti ci guardano,  sapete cosa mi dice per rivoltare la frittata? Di mettermi la mascherina! La quale s’era abbattuta (per la vergogna, suppongo)  funzionando io in modalità Hyde, anche se all’aperto e a debita distanza (la signora forse non lo sa) vestirsi da Zorro non è d’obbligo. Salendo di tono là dove la penna di Stevenson mai  sarebbe arrivata, suggerisco alla signora, persino, dove mettersi la mascherina, ma sono Hyde, l’ho già detto e la lingua viaggia ormai per i sentieri del precipizio, mica del Petrarca. Che dire? Si può insegnare l’educazione  o la prevenzione in quel modo lì?  Cosa abbozzare a difesa del povero Jekyll che diventò Hyde per amore della salute? Possono bastare due turni di guardia in corsia, ravvicinati e senza riposo, curando malati sempre più giovani che – spesso per colpa del fumo - entrano nel  tunnel più nero?

 

Venerdi, 7 agosto ore 12.15, DH Emato-Oncologico, Ospedale San Martino

 

La signora ultrasessantenne, vestita senza troppa eleganza, forse senza nemmeno troppe firme addosso, finisce la sua sigaretta e la getta a terra, proprio davanti alle scale che portano al Day Hospital. Di bianco vestito,  m’ avvicino e le dico, scusandomi, che non ha fatto molto bene a gettarla lì, accanto alle altre, perché siamo in un ospedale dove nessuno dovrebbe fumare (i medici per primi) e nessuna scopa, probabilmente, verrà a toglierla nei prossimi cinque anni. La signora  si stupisce un po’, ma chiede scusa pure lei, ammettendo l’errore e mi ringrazia per averle fatto osservazione con garbo. Si piega e raccoglie il mozzicone. Ci salutiamo non da buoni amici, forse, ma da persone educate. Lezione finale: chi ha detto che il dott. Jekyll è un personaggio fuori tempo? Come re-inventarlo? E quanti ne servirebbero, ad esempio,  dentro e fuori l’ospedale?