COME MAESTRI
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil COME MAESTRI

COME MAESTRI

Se ne dicono di tutti i colori a proposito dei giovani. Li chiamano bamboccioni, perdigiorno, schiavi dei social, della coca cola, del fumo e di chissà cos’altro. Nel nostro Paese appioppare etichette, si sa, è uno sport facile  facile (Facebook ne è il regno incontrastato) e per di più inutile. Meglio sarebbe avere occhi e orecchie meno banali e più curiosi. A noi è capitato per diversi motivi (non solo famigliari e associativi) di rimettere piede un bel pomeriggio, dopo tanto tempo, nell’Aula Magna della Facoltà di Medicina e di assistere alla sessione di laurea di tanti giovani. L’impressione è stata bella e molto diversa dai luoghi comuni di cui sopra. Ora, è vero che a luglio, a Medicina,  si laureano i più bravi, quelli che arrivano al traguardo  con puntualità e tanti trenta o trenta e lode in tasca. Ed è senz’altro vero che hanno potuto farlo avendo supporti famigliari e  tranquillità  ideali. Però, anche quando l’imbarcazione è solida, ci vogliono volontà, muscoli e binocoli ben indirizzati per arrivare, cose che non scendono dal cielo. Sicchè, alla fine, lo spettacolo è stato speciale. E’ stato bello guardarli prima emozionati, poi entusiasti, magari dopo una breve pausa di incredulità (il 110 e lode, anche quando te l’aspetti, ti trova sempre un po’ impreparato, come poche volte capita nella vita). Bello osservare lo spirito di solidarietà e intesa che li legava così gioiosamente. Bello il casino che hanno fatto alla fine, come allo stadio, ma senza ingiurie, gestacci o altro  per nessuno. Bello soprattutto ascoltarli,  mentre presentavano le tesi, frutto del sudato lavoro di mesi. Ascoltare i giovani – questo è il punto – è una cosa che facciamo troppo poco e male. E se non ascolti non capisci e chi non capisce vive fuori della realtà. Insomma quando Giacomo (il nostro fotografo) ed Elisa, ma anche Clelia, Francesca, Davide e gli altri hanno spiegato come certe tecniche, immagini o correlazioni possano aiutarci a comprendere meglio la medicina di oggi e di domani non abbiamo capito solo quelle cose lì, ma molto di più. Cioè che servono ragazzi così, preparati e allegri, scrupolosi e affettuosi, pronti non solo a descrivere il futuro, ma a costruirlo. Loro non ne hanno paura perché sanno tenersi per mano, sorridere e, come fanno i veri maestri, ascoltarsi.