UOMINI COSI'

La scatola nera è stata recuperata. Stessa cosa per quello che è rimasto del velivolo dopo il tragico schianto. Anche i corpi sono stati recuperati, tutti e sei, tutti uomini. In cinque erano saliti sull’elicottero del 118, per andare a recuperare uno sciatore gravemente infortunato su una pista di Campo Felice, provincia dell’Aquila. Erano partiti nonostante le condizioni di tempo fossero proibitive, ma il tempo in montagna è spesso così, proibitivo. Sono arrivati sul posto, hanno recuperato chissà come lo sfortunato maitre romano che era caduto malamente, poi la nebbia, la bufera, la sfortuna, chissà la paura, hanno giocato a tutti un brutto tiro e sono finiti lì nel canalone e anche recuperarli non è stato facile. Due dei morti, nei giorni precedenti – se la vita è davvero più incredibile dei romanzi - erano stati impegnati al Rigopiano, tra i primi a recuperare i sopravvissuti in quel resort sbagliato e castigato da tonnellate di neve mista a montagna,. Anche lì avevano giocato il dovere, la fatica e la gioia di esserci. Perché uomini così lo sanno benissimo cosa rischiano e cosa a volte guadagnano, dove vanno a cacciarsi, chi si ricorderà di loro a cose fatte e in qualche modo risolte, ma lo fanno lo stesso. Il Soccorso Alpino è un lavoro duro, un sacrificio malissimo remunerato, ma qualcuno deve farlo. Per fortuna qualcuno c’è. Gianmarco, Davide, Walter, Mario e Giuseppe sono solo dei nomi ora. Della loro vita sappiamo appena qualche frammento, come i giornali raccontano, nulla sui loro gusti, sui loro difetti, sul loro carattere, magari non facile visto il lavoro impossibile. Le mogli e le madri, invece, sanno tutto e vanno avanti e non dimenticano. Vivono anche per i loro uomini. Proprio come – viene da pensare – vorrebbero loro.