BARBERSHOP di Atticus
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil BARBERSHOP di Atticus

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INCREDIBILE!

Viva la Spagna! E’ il primo Paese europeo a vietare il fumo in tutte le sue spiagge. Non è la fantasia del solito salutista rompiballe (roba da creduloni!) ma realtà. E significa che quando le cose si vogliono fare, si fanno, stop. Senza se e senza ma. Da noi, invece, siamo molto in ritardo. Qualcosa si muove, certo, ma saranno forse un quarantina le spiagge italiane dove è vietato fumare a tutela della salute e dell’ambiente. Sono le amministrazioni comunali a decidere come e quando, poi i titolari degli stabilimenti ci mettono del loro, a volte, invitando, sperando, pregando, ripulendo oppure facendo finta di non sapere, il che – com’è noto – è lo sport più praticato dello stivale. Staremo a vedere, ma è dai tempi della legge Sirchia (divieto di fumo nei locali pubblici chiusi, parliamo del 2005) che la legislazione sul tabacco in Italia è latitante, con l’unica eccezione del 2012 quando si decretò il divieto di vendita ai minori coi risultati che si possono vedere tutti i giorni davanti a scuole e bar da Bolzano a Trapani. A proposito di Sicilia (una delle regioni antifumo pioniere d’Europa) e sempre parlando di spiagge, merita sottolineare come qualche sindaco si sia posto giustamente il problema dei controlli: a che serve vietare se poi non sei in grado di controllare e punire i trasgressori? Qualcuno ha perciò deciso di circoscrivere il divieto alle sole aree dove - grazie alla Protezione civile, al WWF e al volontariato in generale - è possibile garantire il rispetto delle ordinanze. Quello dei controlli è un problema cronico e irrisolto in Italia. Al Policlinico San Martino, per fare un esempio macroscopico, nell’area del DH emato-oncologico, non si contano gli adesivi che vietano il fumo ecc.ecc. (dura e sofferta la battaglia perché qualcuno ce li mettesse!) ma nemmeno si contano quelli che seduti, appoggiati, affiancati ai cartelli stessi continuano a fumare come niente fosse, come fossero in spiaggia, appunto. Nemmeno lì nessuno è mai stato ammonito o multato, ci mancherebbe. A maggior ragione, quindi – se le autorità preposte non dicono e non fanno niente -sarà giustificato credere (come fanno molti)  che il cancro polmonare sia principalmente un problema di sfortuna (la cattiva sorte!) e non di comportamenti sbagliati ripetuti miliardi di volte. Anche se a pochi metri, purtroppo, non si contano i malati che ricevono ogni giorno terapie costosissime per rallentare la crescita di tumori causati proprio dal fumo. Anche loro non ci credevano ai guai prodotti dalle sigarette. Qualcuno non ci crede nemmeno ora.  Incredibile, no?