COSA RICORDARE

E’ bello che il Presidente della Repubblica voglia in prima fila medici, infermieri e gli altri operatori sanitari alla manifestazione di Roma  per la Festa della Repubblica: è il modo istituzionale per ribadire ancora una volta il ringraziamento del Paese per l’impegno, la dedizione e il sacrificio che hanno dimostrato in occasione della pandemia. E’ bello anche che una mamma abbia camminato con tante altre volontarie dal delta del Po’ a Torino, mangiando e dormendo dove capita,  raccogliendo alla fine 170.000 euro a favore dell’ospedale pediatrico Regina Margherita dove il suo bimbo è stato operato e salvato. Per Sergio Mattarella e Martina Maccari dire grazie è un atto importante e sembra venirgli dal cuore senza nessuna fatica. Nella vita di tutti i giorni ai medici non succede spesso, per quanti meriti  possano avere. Leggiamo cosa succede nei Pronto Soccorso dove persone esasperate e incattivite li aggrediscono malamente dimenticando ogni cosa, fatti e ragioni, pro e contro, tempi e contesti. E non è bello – la scena potrei descriverla in tutti i suoi dolorosi dettagli - che la figlia di una donna in cura da vent’anni per un tumore mammario ormai alla fine se la prenda in corsia col medico di guardia che vorrebbe spiegare perché i tumori  alla fine restano letali per molti malati, malgrado i progressi della scienza e dell’assistenza: se non è possibile spiegare e rimediare tutto e il mito dell’onnipotenza si rivela alla fine per quello che è, un mito appunto,  è bello che quella figlia dica del medico definito saccente “chi me l’ha mandato questo?”. I grazie e le offese arrivano sempre, si sa, in proporzioni variabili e non sempre le più gradite, ma conviene ricordare i primi. Sono gli unici che servono.