INTORNO A NOI di Gulliver
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil INTORNO A NOI di Gulliver

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LA RIVOLUZIONE MIGLIORE

Raffinata, intelligente e inspiegabilmente sconosciuta a parecchi italiani, forse quelli meno attenti a tv e social. Ma soprattutto simpaticamente ironica, persino autoironica, che è merce rarissima di questi tempi. Così si è presentata sul palco di Sanremo Drusilla Foer, all’anagrafe Gianluca Gori, anni 54, da molti anni artista eclettica ma descritta su vari giornali in modo piuttosto approssimativo. E’ riuscita con naturalezza a convincere tutti, ma proprio tutti, grazie a quella  speciale capacità di recitare, dialogare e cantare che  si può incontrare a teatro, ma solo di rado nel piccolo schermo. Merito di Amadeus averla invitata a condurre la terza serata del Festival, ignorando bellamente i benpensanti che avrebbero volentieri evitato una creatura dall’identità incerta, anche se dal certissimo talento. Cosa che ha dimostrato senza ombra di dubbio, facendo sorridere anche nei panni di Zorro, un travestito ben più noto che però non ha mai spaventato o preoccupato anima viva. E ha persino emozionato, Drusilla, quando a tarda notte, in un breve monologo, ha spiegato perché alla parola diversità (così comparativa e incompleta) preferisce unicità, sembrandole più convincente per descrivere le cose tristi della vita (dolori, paure, fragilità), ma anche convinzioni e talenti di cui ognuno dovrebbe prendersi maggior cura. E’ un lavoro pazzesco tenere insieme tutte queste cose che ci abitano, dice, ma vanno sollevate in aria e abbracciate alla luce del sole, solo così potendosi poi aprire anche all’unicità dell’altro. Occorre però fare il più grande atto rivoluzionario al giorno d’oggi – così l’ha definito Drusilla – cioè l’ascolto, ascoltare le unicità di tutti. Come? Gentilmente, senza conflitto, pregiudizio o vergogna. Liberandosi dalla prigione dell’immobilità. Frasi importanti le sue, ma accorate e per niente presuntuose, meriterebbero di essere riascoltate un milione di volte, o giù di lì, su Raiplay. Magari persino meditate nei ritagli di tempo. Potendole, infine, ciascuno di noi, trasformare in una bella sfida e, forse, in una pratica nuova. Una vera rivoluzione culturale, senza tanto casino. Non come quella di Mao, no, questa migliore.