LA METÀ PIENA di Atticus
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil LA METÀ PIENA di Atticus

LA METÀ PIENA di Atticus

CARI NOBEL

qualcuno c’è rimasto male. Si aspettava che il Nobel per la Medicina quest’anno andasse ai ricercatori che lavorando sul cosiddetto RNA messaggero hanno portato alla produzione dei vaccini anti Covid più innovativi ed efficaci (i famosi Pfizer e Moderna). E invece gli Accademici di Stoccolma hanno deciso diversamente premiando David Julius e Ardem Patapoutian, due geniali e (per tutti noi) sconosciuti biologi californiani che da decenni lavorano su colture cellulari e sequenze nucleari con ben altre finalità. Utilizzando sofisticati programmi computerizzati (hanno però usato anche menta e peperoncino) studiano, udite udite, i meccanismi molecolari del tatto e del dolore. Capite? Roba che non ci curi neanche la più insulsa delle malattie e neppure ci esce uno straccio di farmaco per curare, che so, una bruciatura o un foruncolo. Hanno premiato, cioè, due oscure formichine di laboratorio, stimatissime nel giro ristretto della ricerca di base, ma completamente prive di ricadute immediate per il grande pubblico che si aspetta  – lo sanno tutti  – solo eroici protagonisti,  quelli che salvano il mondo quando i problemi sono ingarbugliati o drammatici, non prima. Grazie ai due sorprendenti (e sorpresi loro per primi!) neopremiati capiremo qualcosa di più su cosa ci succede quando proviamo dolore per una ferita o piacere per una carezza o addirittura capiremo meglio (come sembra) certe anemie, certi anomali accumuli di ferro nel fegato e certi sballamenti della pressione arteriosa che fatichiamo a controllare. Ma per il momento niente di più, solo qualche nuova sequenza genica dai nomi stravaganti e tante belle promesse. Beh, a dire il vero, tutto questo ricorda un po’ il lavoro della prevenzione che, purtroppo, non ha niente di spettacolare o di eroico. Da lei non puoi aspettarti nessun effetto speciale, funzionando in modo che le malattie non nascano proprio oppure vengano scovate quando ancora sono tanto minuscole da non fare male. Ecco perché ci piace molto che il Nobel abbia seguito quest’anno una strada diversa, così somigliante, per certi aspetti, alla nostra. Grazie, allora, per quello che fate in silenzio.  E speriamo finalmente che, d’ora in poi, ad accendersi siano piuttosto le luci di tanti laboratori come i vostri. Quelle degli studi televisivi – dove la gente urla e si insulta per il Covid e tutto il resto – essendo ormai, francamente, di una noia mortale.