INTORNO A NOI di Gulliver
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil INTORNO A NOI di Gulliver

INTORNO A NOI di Gulliver

LA PICCOLA PROF

Se di lavoro facessi il giornalista farei vita grama. Perché da un po’ ormai mi piacciono solo le storie belle e le belle persone. Non a caso questa rubrica è dedicata a loro che stanno “intorno a noi” e non sono poche, magari solo poco appariscenti. Vita grama sarebbe, perché ormai la cronaca, si sa, è tutta dedicata a sciagure e a brutta gente che si diverte a nuocere. Capisco che il male, se lo si vuole prevenire, qualunque esso sia (non solo il famigerato brutto male) va conosciuto e raccontato in ogni suo aspetto, solo così potendosi evitare o neutralizzare. Lo so bene, ma so anche che i giornali prosperano con le bad news: certi giorni, i titoli di certa stampa (anche on line) sono insopportabili. Quei giornali lì sono ormai la maggioranza e, perciò, vista la diversa inclinazione, vivrei di stenti o giù di lì. Occupandomi, invece, di tumori (brutti mali, come malamente di solito sono definiti) mi trovo a mio agio a spiegare che nella vita ci son mali ben peggiori o che certi malati di cancro stanno molto meglio di tanti cosiddetti sani che si rovinano le giornate odiando il mondo e ringhiando contro la mala sorte. Detto questo (e mi scuso per l’interminabile premessa) per me le belle persone come Bebe Vio - la nostra giovane moschettiera che anche senza braccia e gambe (amputate da bambina per una meningite complicata) cerca e vince ogni sfida -  creature così sono un dono del cielo. Perché – come del resto gli altri splendidi atleti che hanno portato a casa 69 medaglie dalle Paralimpiadi di Tokio -  sono esemplari di tutto ciò che in fondo conta: l’impegno, la determinazione, il cuore. Forse sto riscrivendo con altre parole il pezzo del mese scorso, ma davvero questa ragazza (e non di meno Ambra, Martina e Monica che hanno conquistato insieme su pista i 100 m) riesce a coagulare intorno a sé affetti, scienza, tecnologia e impegno di non so quante persone, oltre alla sua meravigliosa famiglia. Lei dice grazie a tutti perché sa che la sua fatica ha bisogno della fatica di tanti. C’è in tutto questo qualcosa di magico che le parole faticano (anche loro) veramente a descrivere. E vive proprio lì, dentro una creaturina che sarà sì e no trenta chili e vince non solo per sé. Forse lavorare con persone come lei viene naturale proprio perché riescono a ispirare anche quelli che certi risultati se li sognano, quale che sia la palestra della vita in cui si mettono in gioco. Bebe è un esempio, una piccola prof per tutti. Durante il lockdown - non essendo perfetta, grazie a Dio - l’hanno multata e rimproverata per un aperitivo consumato fuori tempo massimo. La prof si è scusata non dicendo “lei non sa chi sono io”, ma solo ‘non lo faccio più’ e non lo rifarà. Mentre a Tokio, dopo aver strappato di nuovo l’oro alla povera cinese che ogni volta (sfigatissima) se la trova davanti in finale, non si è scusata (è lei la più forte), ha solo pianto. Lei e l’altra, tutte due in carrozzella, meravigliosamente fragili e forti, bellissime in quell’abbraccio senza le braccia. Una vince, l’altra perde, ma in momenti così non sembra che vincano entrambe? Beh, questa impressione la scriverei pure nella mia cronaca immaginaria di strampalato giornalista. Ecco perchè farei vita grama e poca strada.  Forse è meglio continuare l’oncologia e il volontariato, tutt’al più scrivo qualche cavolata qui, in questa Newsletter.  A proposito, chissà cosa dirà il Direttore quando legge queste righe?