LA METÀ PIENA di Atticus
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil LA METÀ PIENA di Atticus

LA METÀ PIENA di Atticus

QUELLA COSA LÌ

La gioia incontenibile assomiglia al dolore. Non sono poche le immagini così, arrivate sui monitor da Tokio dove sono in corso le Olimpiadi più incerte del Dopoguerra, a causa del Covid. Gli atleti che vincono dopo troppi sacrifici, aspettative e delusioni si mostrano spesso – prima dell’esultanza – sconcertati, piegati, in lacrime, smorfie incredibili sul viso. L’esempio più sorprendente resta quello del nostro Tamberi che vince l’oro nel salto e subito dopo si dispera rotolando a terra accanto al gesso del vecchio infortunio, piangendo come se gli fosse caduto addosso l’universo tutto quanto. Come puoi reggere quel peso? E cosa succederà dopo? Ce la farai a riprendere una vita normale o quasi? Per fortuna ci sono i mental coach, dicono, che sempre più spesso affiancano i campioni (vincenti o meno, lo sono tutti campioni quelli che arrivano a una Olimpiade) per aiutarli a contenere e gestire emozioni così grandi, quelle che ti possono portare troppo su o giù, dipende. Dipende, appunto, perché siamo animali un po’ contraddittori e spesso imprevedibili: se ti va bene una cosa importante, non è detto che derivino a cascata solo cose meravigliose, anzi. E neppure è detto che se va male un grosso progetto, debbano seguire tragedie d’ogni sorta. Qualcuno descrive tutto questo con molta semplicità, chiamandola banalmente fragilità, nient’altro. Quella che porta, ad esempio, la piccola e immensa Simone Biles – l’americana che ha vinto tutto e tutto sta pagando – a raccontarsi in lacrime e a ritirarsi dalle gare e poi a vincere alla trave - nonostante qualche esitazione non proprio da campionessa - un bronzo che sa di miracolo, come solo i grandi campioni sanno fare. Non chiamerei tutto questo una faccenda di stress. E’ che lo sport, come la vita del resto, è una faccenda complicata. Tanto più – e accade sempre più spesso -  quando hai addosso gli occhi del mondo, degli investitori, degli sponsor. E le voci di dentro (dèmoni, le chiamano certi psicologi) non si quietano mai e cose te ne dicono tante e anche troppe per riuscire a fare centro, alla fine. Certo alla fine qualcuno vince, ma sono di più quelli che al podio non ci arrivano proprio. Sempre che sia vero – non è detto - che per vincere sul serio occorra salirci sopra a quella cosa lì, stringendo una medaglia, d’oro se possibile. Va a sapere cosa c’è dietro.