INTORNO A NOI di Gulliver
diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil

CoL Centro oncologico Ligure diagnosi precoce dei tumori, assistenza sanitaria, assistenza psicologica ai malati oncologici e ai loro famil INTORNO A NOI di Gulliver

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LA FASE DUE

Cosa pensano medici e infermiere della parola grazie? Quello che pensano tutti: fa piacere. Te la dicono una volta, dici prego e sorridi. Te la dicono due volte, dici non è il caso e sorridi. Te la dicono tre volte ti schermisci e se hai meno di trent’anni magari ti commuovi. Se te la dicono tutti, con rumorosi applausi, in pochi giorni, comincia, però, un qualche disagio. Anche perché se li ricordano eccome, fino a ieri, i tagli ai servizi, le accuse sui giornali  e anche le botte nei Pronto Soccorsi. Se addirittura la paroletta viene condita con aggettivi scintillanti tipo eroi o martiri – e a parlare non è papa Francesco -   comincia a fare capolino un pizzico di perplessità. Un malizioso   potrebbe domandarsi: c‘è mica il trucco? E  dov’è? Sono passate infatti  un bel po’ di settimane dallo scoppio di COVID-19 con tutto quello che sta significando in termini di lutti, sofferenze e (appunto) eroismi, eppure gli operatori sanitari – i più esposti all’infezione e alla sue conseguenze - ancora oggi attendono spesso non solo i famosi dispositivi di protezione individuale (a cominciare dalle mitiche mascherine) ma anche quantità sufficienti di gel alcolico che nei reparti a rischio dovrebbe scorrere a fiumi. Per non parlare della strumentazione che manca e dell’organizzazione per gestire al meglio  locali,  turnazioni e la stessa comunicazione di cui, sia detto per inciso, ben pochi si occupano tra i cosiddetti manager. In particolare, nessuno ha finora disposto, tra decreti e ordinanze varie, provvedimenti rapidi per premiare coi fatti tutto questo tangibile eroismo: defiscalizzare almeno parte dello stipendio? Introdurre indennità premiali? Si tratterebbe di attivare, in qualche modo, una fase due, da non confondere con quell’altra ormai prossima, relativa all’allentamento delle restrizioni governative. Qualche soldo non è tutto né così importante, ma potrebbe accrescere almeno la credibilità dei manager di cui sopra. Ma c’è anche un’altra fase due che andrebbe attivata al più presto. Gli esperti di comunicazione affermano che per dire davvero grazie, le parole spesso non bastano, potendo addirittura essere fuorvianti. Occorre accompagnarle, a volte persino sostituirle,  col cosiddetto linguaggio non verbale, cioè con i sorridi, gli sguardi, addirittura le lacrime. Adesso non si può, ma funzionerebbero bene – dopo i tagli e gli applausi - le strette di mano, oppure - si può – i tocchi di gomito (non le gomitate!). Insomma,  per dire grazie, bisogna inventarsi altro. Un po’ come in cucina: grazie per il bel condimento, ma la carne?